Uros Spasojevic, Bojan Marjanovic – V [AMP, 2018]

Uros Spasojevic, Bojan Marjanovic – V [AMP, 2018]

Apr 28, 2019 0 By Marcello Nardi

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Se il genius loci, quella capacità di un luogo di dare un’aura unica alla cultura prodotta in quel preciso posto può essere applicato alla musica tout court, allora pochi posti come il Rainbow studio posseggono un genius loci. Il mitico studio di Oslo, praticamente un Monte Olimpo della discografia ECM, dove sono stati forgiati alcuni tra i più importanti dischi dell’etichetta tedesca, a cominciare da Facing You di Keith Jarrett nel 1971, è un posto capace di applicare una cifra inconfondibile a qualunque cosa venga registrata lì. Senok, la seconda traccia nel duo V, ad opera del bassista Uros Spasojevic e del pianista Bojan Marjanovic, è un perfetto esempio, registrata proprio in questa location. Tratta da una registrazione precedente a nome del bassista, quella che era una elegante ballad soft fusion, qui si trasforma in maniera inaspettata. Il piglio del piano nella intro è deciso: mentre esegue accordi disadorni, svela un tema cantabile, costruito intorno ad una cadenza tonale semplice -eppure toccante. Il suono di Marjanovic è intimo e allo stesso tempo scintillante, con quel pizzico di riverbero tipico di tanti dischi ECM. Spasojevic non sembra sentire la necessità di protagonismo e aggiunge spaziosità, con i suoi soundscapes, al solo dimesso e sofisticato del pianista. Emerge solo nel momento del finale, per ripetere il tema principale. Non solo in questa traccia, ma nell’intero V si sente ad ogni passaggio un sapore di jazz Norvegese classico, quel sound tipicamente immortalato dalle registrazioni ECM.

Entrambi Serbi di nascita, Uros Spasojevic and Bojan Marjanovic lavorano per la prima volta in veste di duo. Il bassista, che ha composto tutto il materiale di V, ha al suo attivo quattro precedenti album e ha collaborato con il tastierista Scott Kinsey, il sassofonista Bob Reynolds ed il chitarrista Nir Felder. I suoi lavori si sono mossi nei territori della fusion contemporanea, ma non è caduto nella trappola -frequente in molti colleghi- di imitare il suono e le tecniche da virtuoso di tanti altri nomi più conosciuti. Si è, invece, dedicato a sviluppare gradualmente uno stile personale, grazie ad un suono caldo, arrotondato e ad un’attenzione nel far emergere lo strumento in conformazioni melodiche nelle quali non è frequente sentirlo. Spesso ama creare un’atmosfera con pochi accordi oppure usare in maniera sapiente il pedale o la manopola del volume per creare un soundscape intenso. Expression, il suo quarto album, è una vetrina per capire in che direzione ha portato la sua esplorazione, insieme ad un utilizzo immancabile del looper. In V lascia più spazio a Bojan Marjanovic, che da parte sua aggiunge un tocco di intimismo e di influenze classiche al duo.

Uros Spasojevic non fa mistero della sua ammirazione per il maestro norvegese Ketil Bjørnstad. Uno dei più sottovalutati pianisti internazionali, capace di far dono all’ascoltatore di atmosfere caratterizzate una bellezza sinistra, create nel guscio perfetto ed impenetrabile di melodie semplicissime, in un certo senso ha anticipato i ben più noti compositori neoclassici contemporanei. Guide, che Spasojevic aveva già pubblicato in un precedente lavoro del 2016 intitolato Third View, è un tema toccante costruito attorno un ambiente tonale di semplici accordi maggiori e minori. Ciononostante il bassista riesce a scrivere una melodia intensa, che arricchisce con un solo molto profondo. Spasojevic non mostra mai la voglia di mettersi in mostra, ma anzi porta la sua tecnica ad un livello ulteriore di investigazione, dando al suo basso una voce inconfondibile, facendone un protagonista di melodie corpose e melodiche, di soundscapes e di interazioni sullo stesso registro del piano.

La lunga progressione e le modulazioni della title track mostrano i legami con il jazz europeo contemporaneo. Il duo spesso avvicina il suo suono ad atmosfere cameristiche, trovando un equilibrio sapiente tra la tradizione del jazz europeo e la lezione accademica. End of the Hill inizia con un’improvvisazione destrutturata, finché le nuvole lattiginose e sospese create da Spasojevic lasciano intravedere alcuni frammenti melodici sopra gli accordi di Marjanovic. Il dialogo tra i due, essenzialmente un dialogo tra un suono fortemente filtrato ad un altro analogico, completa entrambi gli interlocutori e non è mai causa di inutili contrapposizioni stilistiche, anzi lascia ad entrambi spazio per muoversi in libertà.

Il tema all’inizio di Water, con i suoi accordi di piano nudi, richiama tante colonne sonore di film francesi con la sua delicatezza; mentre la lunga e malinconica Change, costruita attorno ad una progressione minore, è più vicina alle scelte stilistiche di Kjetil Bjørnstad. Non è una sorpresa trovare che il pezzo finale sia nominato proprio in tributo ad uno degli album più importanti del pianista norvegese, ovvero Sea. Entrambe la traccia di apertura e quella di chiusura di V sono eseguite in solo da Spasojevic. L’iniziale North è una meditazione statica attorno a pochi accordi quasi scollegati, mentre il pezzo finale è suonata su un loop di arpeggi di basso più ritmati, sui quali Spasojevic crea un’atmosfera di rumori inquietanti.

Mirano all’essenziale, ripuliscono la loro musica di ogni eccesso, di ogni distrazione per l’ascoltatore e rallentano tutto al massimo per concentrarsi in maniera assoluta sulle sfumature di ogni melodia: questo è l’obiettivo che perseguono Uros Spasojevic e Borjan Marjanovic in V.


Uros Spasojevic, Bojan Marjanovic – V

Uros Spasojevic – bass
Bojan Marjanovic – piano

TRACKLIST:
1. North
2. Senok
3. Water
4. Guide
5. Hope
6. V
7. End of the hill
8. Change
9. Sea

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