Preston Glasgow Lowe – Something About Rainbows [Whirlwind, 2018]
La definizione di “trio” jazz cambia in maniera radicale a seconda del punto di vista da cui la si guardi. Si può partire da formazioni cameristiche, che prestano maggior attenzione alle sfumature fino ad arrivare ad altre, più aggressive, magari dotate di strumentazione elettronica, tanto che ormai il trio è diventata una formula misteriosa nella musica jazz. Se la line-up più conosciuta, allora, é il piano trio, i gruppi elettrici nel jazz e nella fusion sono stati spesso etichettati come “power trio”, indicando così una categoria diversa dalle altre che si pone dalla parte opposta dello spettro: fragorosi, pompati, ricchi di groove rock e, magari, meno attenti alle sfumature ed ai dettagli, questo spesso creduto in maniera pregiudizievole. Il trio Preston Glasgow Lowe mette in crisi esattamente questa opposizione tra i due estremi: abbiamo di fronte un trio elettrico che lavora come fosse un piano trio, con una sottile attenzione ai più piccoli dettagli, facendo risplendere la superficie di una musica dai bordi duri e rumorosi. C’è un senso di intimità, anche quando la loro musica diventa frenetica, più spigolosa e orientata verso il virtuosismo, che pervade il loro secondo album.
Something About Rainbows segue l’album di debutto che David Preston, Kevin Glasgow e Laurie Lowe hanno pubblicato nel 2016. I tre possono essere facilmente identificati come astrri nascenti nella scintillante scena jazzistica britannica e hanno già una ricca esperienza con artisti più conosciuti: il chitarrista David Preston ha lavorato tra gli altri con Melody Gardot, il bassista Kevin Glasgow ha guadagnato visibilità con nomi affermati del jazz britannico come Tommy Smith, Tim Garland e il batterista Asaf Sirkis, mentre il batterista Laurie Lowe ha suonato con Gilad Atzmon, un altro musicista di caratura come Andy Sheppard, e Nicolas Meier. Il trio si é formato nel 2012 e ha pubblicato un EP di tre pezzi, che ha messo in vetrina un’impressionante serie di tecniche virtuose. Preston utilizza lick pulitissimi e incredibilmente veloci, considerando la frequente scelta di un suono spesso pulito e la scelta di una chitarra Gibson; Glasgow mostra un impressionante uso di tecniche derivate dalla chitarra, come tapping e sweep; Lowe è dotato di una frenetica isteria poliritmica. Questo background fusion jazz è rimasto lì dopo la pubblicazione dell’album di debutto per Whirlwind. Guardando, però, le cose a ritroso, il trio ha cambiato molto al di sotto la superficie del loro suono, lavorando – hanno pubblicato il loro debutto solo quattro anni dopo che si sono formati – su come incrementare l’interazione. Il virtuosismo è ancora il fattore principale nel primo album Preston Glasgow Lowe, ma il secondo sembra fare un ulteriore passo in avanti. Mentre risuonavamo il nostro primo album, stavamo esplorando nuovi materiali in maniera creativa e scoprendo una gamma armonica, ritmica e dinamica più ampia, spiega Preston. Così, accanto al suono metal-rock più pesante, più pieno di quello che abbiamo creato in precedenza, sono apparse espressioni sempre più delicate e concettualmente aperte, quindi di conseguenza le nuove composizioni suonano più incontaminate, ma molto più libere, ognuna con una propria caratteristica.
Accadono tante cose nei primi minuti di Fumes: l’intro luminescente di accordi, apparentemente uno studio sulle cadenze II-V-I di David Preston, è brillantemente contrappuntata dalle aggiunte poliritmiche di Kevin Glasgow e dal playing spumeggiante sul rullante di Laurie Lowe. Quando la chitarra si sposta sul tema che ruota attorno ad un arpeggio discendente, i piatti rispondono ancora in maniera vivace. Quindi i due temi vengono ripetuti con piccole variazioni, consentendo nuovamente a Glasgow e Lowe di ripristinare la scena da un’angolazione diversa e di creare una serie di soluzioni completamente nuove. Il cambiamento del centro tonale, che prepara la seconda parte più improvvisata, è solo parzialmente dedicato agli assoli veri e propri, con Preston che suggerisce piccole frasi piuttosto che un solo strutturato, fino alla chiusura finale -irruenta e aggressiva- di Lowe. Il suono caldo in primo piano di Glasgow gioca un ruolo fondamentale nella traccia iniziale: a volte suona con un feel dietro al battito, con uno stile a cavallo tra latin e funky, che da una cifra unica alle tracce del gruppo.
Il modo di suonare di David Preston non nasconde la sua ammirazione per chitarristi come Pat Metheny e Kurt Rosenwinkel: la sua voce distintiva ruota spesso intorno ad un uso melodico di un tono clean, caldo e con pochissimi effetti; occasionalmente usa qualche riverbero e un delay appena percettibile. Quando aggiunge distorsioni o altri effetti, lo fa rendendo ancora più evidente il suono sottostante. Tradisce anche l’influenza di Allan Holdsworth, un chitarrista opposto per certi versi a quelli precedentemente nominati, e dal suo uso magistrale della tecnica del legato. La title track è un tributo alla fusion anni ’80 e il tono della chitarra é colorato con una distorsione grezza. Preston apre con i voicings iniziali, contorti e lontani da una risoluzione armonica. Gli accordi creano un ambiente atonale ambiguo, che è esaltato dal basso funk di Glasgow e da Lowe, che suona un ritmo molto tirato a la Cobham. A differenza della traccia iniziale, questa volta Preston prende un assolo per la maggior parte del pezzo. Le quattro note iniziali della sua improvvisazione lo mettono immediatamente in un tipico ambiente atonale, simile a Holdsworth. La linea melodica diventa sempre più estesa e, infine, esplode in un flusso di legati e sweep eseguiti in maniera spaventosamente virtuosistica.
Accanto al suono metal-rock più pesante, più pieno di quello che abbiamo creato in precedenza, sono apparse espressioni sempre più delicate e concettualmente aperte
Truex è un altro momento importante dell’album: un pattern di note raddoppiate su una sorta di atmosfera rilassata e intrisa di influenze elettroniche – si può leggere tra le righe l’influenza dei Boards of Canada – mostra quanto siano in grado di muoversi sul confine tra acustico ed influenze elettriche, mantenendo comunque il loro approccio al trio. È simile a quello che accade in Beat 5. Il ritmo in quattro quarti mantiene una strana deriva, che sembrerebbe sfociare in un cinque quarti, una soluzione capace di eccitare l’accelerazione e la decelerazione di Lowe. Il patter è stato composto da David Preston inizialmente su un sequencer ed il suono della chitarra è così nitido e cristallino da riprodurre una ballata pop contemporanea, attraverso lo sguardo del trio, ancora una volta supportato dalla saggezza armonica di Kevin Glasgow. La traccia di chiusura ripristina un umore apparentemente più austero. Il tema seriale di HWH, che Kevin Glasgow suona all’unisono con David Preston, è stato composto dal bassista ispirandosi al compositore Hans Werner Henze, le cui iniziali fanno il nome della melodia, e sembra richiamare un’atmosfera tipica delle esplorazioni quasi atonali di Ben Monder. La traccia si scatena, pur mantenendo una sensazione intima: David Preston inizia un assolo meditativo, che alla fine si attenua dopo un paio di minuti tra accordi sospesi. Il tema iniziale viene rallentato e torna al momento dell’ingresso di un soundscape, che fa da sfondo all’intenso assolo di Kevin Glasgow.
Un approccio maturo che mostra una profondità di soluzioni e dettagli, Something About Rainbows segna un balzo in avanti per il trio Preston Glasgow Lowe. Grazie ad un bagaglio dove il virtuosismo è ora declinato in un modo più flessibile rispetto al passato, i tre sanno raggiungendo un livello più alto di esplorazione, di dettaglio delle più piccole sfumature, che li piazza tra il jazz e la fusion in maniera distintiva.
Preston Glasgow Lowe
Something About Rainbows
1.Fumes
2.Beat 5
3.Something About Rainbows
4.May
5.Truex
6.3D Weirdos
7.HWH
David Preston – guitar
Kevin Glasgow – bass
Laurie Lowe – drums
ALBUM CREDITS
Recorded and engineered by Adam Peters at Concrete Jungle (3, 4, 10, September 2017)
Mixed and mastered by Tyler McDiarmid, New York (July/August 2018)
Music arranged by Preston Glasgow Lowe
Produced by David Preston and Kevin Glasgow
Executive Producer – Michael Janisch
Photography by Josh Rose
Album Graphic Design by Sophie Moates