Borderlands Trio – Asteroidea [Intakt 2017]

Borderlands Trio – Asteroidea [Intakt 2017]

Oct 13, 2017 0 By Marcello Nardi

Quando al centro di Flockwork, terza traccia di Asteroidea a firma Borderlands Trio, il piano preparato si pianta su due note picchiate come fossero un riff da minimal house mi é difficile

a) non sorridere

b) non pensare alle ridicole movenze con cui si balla la house

c) non ammettere che questa soluzione così poco ortodossa stia a meraviglia nel contesto del brano

cover.jpgAsteroidea é un grande studio su improvvisazione e ritmo, dato in pasto a tre musicisti che si cibano di qualunque cosa. Il Borderlands Trio è attivo da un anno, ma é difficile non condividere l’esaltazione nel booklet per la sinergia già affinatissima dei tre. Il piano preparato di Kris Davis, il contrabbasso di Stephen Crump e la batteria di Eric McPherson dialogano spesso senza pace alternando poliritmie, sezioni tiratissime che passano con grande fluidità tra soluzioni ironiche o introspettive, ostinati di derivazione minimalista, improvvisazione free ed avanguardia del secondo novecento.

Kris Davis é una delle pianiste più richieste nella scena jazz newyorchese, e soprattutto una delle più inconfondibili grazie al suono del suo pianoforte preparato. Di origine canadese, ha alle spalle un background di jazz e di musica d’avanguardia sul pianoforte. E’ facile riconoscerla per il suo tocco secco e tagliente con cui il piano viene spesso ridotto a mero strumento ritmico, spesso così lontano dalle sincopazioni jazzistiche. Nel suo playing si sentono le poliritmie e generazioni del ritmo di Elliott Carter e la musica seriale. Il tutto calato nell’abito dell’improvvisazione, connubio inusuale anche di più di un riff da minimal house in un pezzo jazz.

Le sette tracce che compongono il lavoro sono state registrate il 18 Dicembre del 2016 e la scelta é stata di non partire da alcun materiale pre-esistente. I tre giocano su un grande senso del drammatico, mentre sviluppano le loro improvvisazioni seguendo un filo narrativo e facendole crescere sino a mutare pelle. Gli sviluppi avvengono attraverso dettagli; Crump: “Per me é nella nostra carica magnetica che c’é la vera espressione. Ci permette di ascoltare i dettagli e di spingere e rallentare”. La già citata Flockwork tramuta gradualmente il potente riff da discoteca in un ostinato minimale che lentamente Davis porta in uno spostamento di fase a la Steve Reich, mentre Crump e McPherson studiano tutte le possibili sfumature da giocare sul tema.

La coppia ritmica é perfettamente bilanciata. Proprio quando l’uno spinge l’altro va a tenere il tema sottostante. Crump, presente in molti lavori di Vijay Iyer, é perfettamente a suo agio tra le poliritmie, ma mantiene sempre un suono corposo e pieno. McPherson, figlio d’arte e partner frequente di personaggi come Andrew Hill e Fred Hersch, sfoggia per quasi tutti i 53 minuti del disco una bagaglio ipertecnico impressionante. Vera forza motrice del trio, anzi, solista principale dei tre.

Asteroidea si apre con la lunga -26 minuti- Borderlands, che é un esempio perfetto della capacità di creare una narrazione improvvisata dei tre. Provo a riassumerla, a costo di snaturare parte del brano:

  • Si inizia con un riff cromatico ripetuto di Kris Davis sul registro più basso. La pianista setta subito un tempo moderato su cui gradualmente McPherson e Crump aprono un botta e risposta. Crump con l’archetto crea delle misteriose linee sulla scala diminuita. Mc Pherson prova a dissezionare ogni possibile accento dell’ostinato di Davis, piantando pattern drum’n’bass, giocando sui piatti e sulla cassa. Siamo tutto orecchie per il batterista e per le sue mille invenzioni in cui fa dialogare una poliritmia dopo l’altra
  • ai 3 min: troviamo pace su un uptempo di McPherson ed é Crump a portare il groove ora. Siamo arrivati al primo atteso plateau dopo l’intro. Davis snocciola accordi dissonanti con il suono del piano preparato che richiama uno xilofono o una marimba, a seconda del registro che va a toccare sul piano. Un crescendo che termina con una esaltante gragniuola di note, prima di ripiazzarsi su un ostinato di due note che suonano come una campana gamelan.
  • ai 7 min: una seria di accordi discendenti staccati di Davis, sollecitata dal cambio di basso di Crump, quasi una marcetta -molto ironica. McPherson rallenta il ritmo gradulamente. La progressione si fa ossessiva, ripetuta, a contrasto con il basso e la batteria ora ritmicamente costanti. McPherson segue Davis con la cassa e Crump con i piatti. E’ sempre un sali-scendi. Un attimo di pace e subito Davis salta da un ostinato, al silenzio, alla scarica di adrenalina.
  • ai 10 min: Davis ritorna al suono del piano non-preparato con fraseggi ampi, ripetuti, sempre più veloci, sovrapponendo figure ritmiche via via più complesse, che spesso cadono su accordi ripetuti. Crump spinge di nuovo sull’acceleratore. Non sappiamo bene dove stiamo andando, ma il movimento ci sta portando da qualche parte, con gran senso di progressività
  • ai 14 min: la conclusione della prima parte é su tenui arabeschi di piano che lasciano il posto ad una variazione del tema cromatico iniziale. Crump e McPherson rimangono sullo sfondo. Ora il tema é dissezionato in alcune variazioni: non ha più la spinta iniziale, ma si fa quasi meditativo, introspettivo
  • ai 17 min: il riff lentamente si spegne per lasciare spazio al solo McPherson. L’improvvisazione sembra finita, sta allora al batterista lentamente ridare benzina con un lavoro lento ed inesorabile di riduzione e vivisezione del pattern di batteria con cui concludeva la parte precedente. E’ lentamente trasformato in una nuova linfa
  • ai 20 min: Kris Davis si fa rivedere con una serie di accordi sospesi; rientra anche Crump
  • ai 22 min: una progressione ascendente di una singola nota del piano che sale cromaticamente va a creare una atmosfera di tensione prolungata e pacata. Una lunga coda che da una via d’uscita a metà tra lirismo e piacevole inquietudine (con Kris Davis che sembra quasi richiamare il lirismo di Keith Jarrett)

Passiamo da Carnaval Hill, dove su uno swing sempre mutevole -come fa McPherson a seguire Crump?- Davis spazia con frasegggi veloci dal registro più alto a quello più basso sparati nell’orecchio dell’ascoltatore, ad Ochre, un brano atmosferico costruito senza un vero centro dai tre che si contrappuntano quasi a distanza con pochi suoni.

Il disco termina con Body Waves e From Polliwogs. La prima completamente destrutturata tra botta e risposta dei tre, la seconda una perfetta chiusura circolare con la traccia iniziale, tanto ricorda Borderlands in piccolo. Un pattern intricato di McPherson alterna battute da 2, 3 o 4 su cui Davis pianta un ostinato. Crump completa con una linea più tonale. Davis va su una lunga linea discendente fatta di intervalli atonali che accresce la tensione; Crump suona sempre più indietro possibile; McPherson parte da un groove quasi grasso per poi terminare nel silenzio.

Asteroidea é un disco pieno di momenti esaltanti e di mille invenzioni, soprattutto ritmiche, capace di tirare fuori il miglior playing possibile di questo trio. Da riascoltare più volte per riscoprirci sempre nuove sfumature.

Samples: http://www.intaktrec.ch/player_intakt295.html

 

Borderlands Trio

Asteroidea

  1. Borderlands
  2. Carnavall Hill
  3. Flockwork
  4. Ochre
  5. Body Waves
  6. From Polliwogs

Kris Davis – piano

Stephen Crump – contrabbasso

Eric McPherson – batteria

Intakt Records ‎– Intakt CD 295